Tag Archivio per: arbus

Monumenti aperti 2019
Il paese di Arbus si prepara per l’edizione 2019 di Monumenti Aperti.

Il tema di Monumenti Aperti 2019 è Radici al futuro, ovvero ciò che ci appartiene come storia e su cui poggia il domani delle comunità. Trae ispirazione dalle politiche europee tese a valorizzare l’intero patrimonio culturale tangibile, intangibile e digitale, accessibile e inclusivo. A partire da queste riflessioni, la campagna di comunicazione di questa edizione mette al centro della riflessione le giovani generazioni, considerati i protagonisti di un ampio percorso di confronto con il patrimonio del passato che porta alla consapevolezza di quello che si sta costruendo oggi anche in termini di lascito per il futuro. Il giovane assorto e accovacciato sul tronco mantiene un contatto con un albero che, imponente e per questo “monumento” di linfa vitale, trasmette ancora vita, conoscenza, solidità e sicurezza e stimola conoscenza, passaggio, appartenenza e futuro. L’albero forte e secolare mantiene unito il terreno grazie alle sue potenti radici e al tempo stesso assicura alla vita che si sviluppa intorno a lui stabilità, sostenendo con forza lo sguardo sul futuro delle nuove generazioni che accolgono il testimone e ne fanno capitale culturale di crescita.

Monumenti Aperti ad Arbus

Casa Museo del Coltello Sardo | Arbus, Via Roma 15
Nato da un’idea del coltellinaio Paolo Pusceddu (figlio di Mario, maestro fabbro ferraio) e realizzato in un antico fabbricato risalente al 1700, ospita pezzi della tradizione sarda (con il tipico coltello dei pastori “Arburesa”) risalenti fino al 1500, e pezzi unici dei più importanti coltellinai sardi. Importante attrattiva il coltello più pesante del mondo (kg. 295 per 4,85 metri), registrato nel Guiness dei Primati nel 1987. Annesso al Museo l’antico laboratorio del coltellinaio con gli attrezzi del passato.
Visita guidata a cura di: Studenti Scuola Primaria Istituto Comprensivo “P. Leo” Arbus

Pinacoteca Florisserra Vinci | Arbus, Vico V Repubblica 12
La Pinacoteca Florissera Vinci ospita, in un edificio dei primi del ‘900, le opere dell’artista locale Giuseppe Florisserra, ideatore della tecnica di pittura denominata «goccismo», il cui lavoro ha ricevuto svariati riconoscimenti, anche internazionali. Nel cortile d’ingresso sono visibili delle sculture. Al piano terra sono in esposizione 16 quadri mentre al primo piano si possono ammirare 45 quadri e 6 sculture, oltre che visitare lo studio di lavoro dell’artista.

Nuraghe Cugui | Arbus, Loc. Cugui, a 500 m. dall’uscita, direzione Fluminimaggiore – S.S. 126 – km. 82.400
A circa 500 metri dalla S.S. 126, al km. 82.400 e su di un colle di circa 400 m., si trova il nuraghe di Cugui che, appoggiandosi a sud su uno strapiombo naturale di notevole altezza e circondato da suggestive distese boschive, domina un paesaggio aereo a 360 gradi nel quale spicca il centro abitato di Arbus.
Alle falde del colle è presente una fonte di acqua sorgiva perenne denominata “sa Mitza ‘e Canau”. Nel sito furono trovate tracce insediative di età prenuragica con resti culturali pertinenti alle culture di San Ciriaco (3400-3200 a.C.), San Michele di Ozieri (3200-2850 a.C.) e Monte Claro (2400-2100 a.C.). Il nuraghe (classificato come protonuraghe) presenta uno sviluppo planimetrico di forma elittica ed è costituito da due grandi torri, da una centrale più contenuta e da un corridoio d’ingresso
che porta all’interno del cortile. Nelle vicinanze sono presenti dei menhir.
Visita guidata a cura di: Gruppo Archeol. Cugui Arbus, Studenti Liceo “Piga” Villacidro

Stele Lord Brassey | Ingurtosu
La stele dedicata a Lord Thomas Allnutt Brassey, morto a Londra nel 1919, è ubicata ai piedi della scalinata che conduce alla Chiesa di Santa Barbara. I lavoratori delle miniere di Gennamari e Ingurtosu si auto finanziarono e posero in opera la stele commemorativa. In stile neogotico e realizzata in breccia sarda, di forma prismatica, è poggiata su una base quadrangolare sulla quale si evidenziano agli angoli i leoni rappresentativi del Regno Unito.
Visita guidata a cura di: Studenti Scuola Secondaria Istituto Comprensivo “P. Leo” Arbus

Dopo Lavoro Impiegati | Ingurtosu – Piazza Cantina
La Società Mineraria era proprietaria dei magazzini, chiamati comunemente “Cantina”. In queste cantine il minatore trovava tutto quanto poteva occorrergli, dai viveri al vestiario, dagli stivali in gomma all’indispensabile lampada per lavorare nell’oscurità delle gallerie. Ancor oggi lo spiazzo antistante l’ex spaccio di Ingurtosu viene denominato col toponimo “piazza Cantina”. Qui sorsero poi vari edifici tra cui l’ufficio postale (prima Pozzo Ingurtosu), il panificio, lo spaccio, la macelleria, la caserma. Nella piazza si affaccia l’imponente Palazzo della Direzione. Nella ex Mensa/Circolo impiegati sorge il bassorilievo dedicato a Giovanni Valt, risalente al 1951.
Visita guidata a cura di: Studenti Scuola Secondaria Ist. Comprensivo “P.Leo” Arbus

Pozzo Gal | Ingurtosu
Pozzo Gal (dal cognome di un dirigente della Penarroya, che intorno agli anni ‘20 gestiva le miniere tramite la Società Pertusola) era finalizzato alla coltivazione in sotterraneo del filone Brassey, continuazione del filone Montevecchio coltivato nelle omonime miniere e che con la sua estensione di 8 Km rappresentò la più importante manifestazione metallo genica filoniana della Sardegna. Il sito consente, tramite tecniche multimediali, un’immersione nella storia della miniera e della sua gente.
Visita guidata a cura di: C.E.A.S. Ingurtosu, Studenti Scuola Secondaria Ist. Comp. “P.Leo” Arbus

Torre Nuova | Capo Frasca
La Torre nuova, è ubicata presso il promontorio di Capo Frasca, a sud del Golfo di Oristano, all’interno del Poligono militare dell’Aeronautica. L’area in cui ricade è situata all’interno del Sito di Interesse Comunitario Stagno di Corru S’Ittiri ed è sottoposta, ai vincoli paesaggistico e derivanti dal PPR per la presenza di beni storico culturali relativi ai periodi prenuragico, nuragico e romano. Non si hanno notizie esatte sull’anno della sua costruzione per cui il probabile periodo di edificazione della stessa sarebbe compreso tra il 1577 e il 1639. La struttura, costruita con pietre laviche e tufi basaltici legati con malta di calce e inserimento di zeppe litiche e fittili, presenta una pianta circolare, un tamburo alla base e 5 originari archi interni, realizzati in mattoni pieni, che sorreggevano la copertura del terrazzo. La costruzione in origine doveva avere probabilmente una volta a cupola ora non più visibile in quanto crollata.
Visita guidata a cura di: C.E.A.S. Ingurtosu, Ass. Arbus 2020

Scarica guida alla manifestazione locale: Monumenti Aperti Arbus – Guspini 2019

Monumenti Aperti è organizzato da Imago Mundi – Associazione Culturale Onlus
Pagina ufficiale dell’evento: www.monumentiaperti.com

Il Ceas di Ingurtosu in collaborazione con il Comune di Arbus e la Pro Loco Arbus organizzano la manifestazione ‘Primo Maggio – Una giornata per Ingurtosu‘. Una data particolare per ricordare le lotte del passato, e gli obiettivi raggiunti dai movimenti sindacali, ma anche per continuare a parlare di diritti e prospettive, in uno scenario che sarà sempre più dinamico e complesso.

L’iniziativa prende il via la mattina alle ore 9 in punto, con la partenza del cammino lungo l’antico sentiero che i minatori percorrevano per recarsi a lavoro. Immersi nella macchia mediterranea sarà possibile osservare una ricca fauna selvatica sui cui spicca il cervo sardo. Proseguendo si raggiungerà la località di Canau poi l’agriturismo Rocca Su Moru (dove verranno distribuiti un panino e una bibita a tutti i partecipanti che si saranno iscritti chiamando i numeri della Pro Loco Arbus). Si proseguirà poi verso Genna ‘e Bentu in direzione Ingurtosu.

Note:
Si raccomanda un abbigliamento comodo e adeguato alla stagione, scarponcini da trekking o scarpe antiscivolo, uno zainetto a spalla dove porre una o più bottiglie d’ acqua. I partecipanti devono avere un buono stato di salute generale e una preparazione adeguata alla passeggiata. Il percorso si articolerà su 12 km con un grado di difficoltà medio. Lungo il tragitto sarà previsto il servizio di accompagnamento con guide ambientali escursionistiche regolarmente iscritte nell’Albo Regionale.

Presso il cantiere di Pozzo Gal ad Ingurtosu, sede del Ceas Ingurtosu, sarà previsto un pranzo a base di agnello locale e di altri prodotti tipici a cura della Pro Loco di Arbus. Il costo é di 15,00 per gli adulti e 8,00 per i bimbi fino a 8 anni; parte del ricavato sarà messo a disposizione del comitato per i festeggiamenti in onore di Sant’Antonio di Padova. Ci sarà poi l’apertura degli stand espositivi a cura di artigiani e produttori locali.

Nel pomeriggio dalle ore 15:30 sarà possibile effettuare le visite guidate: Mostra minerali e Pittura, Proiezioni mostre e visite guidate al Museo Multimediale (con le testimonianze di chi ha lavorato in miniera e la storia della miniera di Ingurtosu) a cura dell’Associazione Zampa Verde. Una parte del ricavato sarà messa a disposizione del comitato per i festeggiamenti di Sant’Antonio di Padova.

Primo Maggio – Una giornata per Ingurtosu | Arbus – Ingurtosu, 1° Maggio 2019

1^ Maggio – Una giornata per Ingurtosu rientra fra gli appuntamenti previsti nella Primavera Arburese 2019.

Gli organizzatori ringraziano:

  • Gruppo Folk Città di Arbus,
  • Is Carradoris di Arbus
  • Associazione LASA,
  • Protezione Civile Arbus

Info ed iscrizioni
Associazione Turistica Pro Loco Arbus
+39 349 629 6942



Primavera Arburese 2019 | Cultura, sport, degustazioni.
Eventi promossi dalle associazioni e comitati locali, per animare la Primavera Arburese.

Aprile

  • 18 Mensa di Pasqua – Ass. Angeli nel Cuore Arbus
  • 23 – 29 Girolibrando – Ass. Angeli nel Cuore Arbus
  • 25 Primavera al Mare – Torre dei Corsari – Pro Loco Arbus

Maggio

Giugno

  • 2 – Sagra del Pesce a Torre dei Corsari – Pro Loco Arbus
  • 7 e 8 – Crescere con il Minibasket, partite giochi e laboratori per bambini tra i sei e i 12 anni – ASD Pallacanestro Arbus

Il manifesto degli eventi

Primavera Arburese 2019

Calendario promosso dal Sistema turistico del Comune di Arbus e dalla Pro Loco Arbus

L’Amministrazione comunale di Arbus con la collaborazione di associazioni, enti ed istituzioni locali propone la 38a edizione del Natale Insieme: tantissime iniziative nei mesi di dicembre 2018 e gennaio 2019 per un Natale all’insegna della solidarietà.

Un ricco calendario di eventi che abbracciano i mesi di dicembre e di gennaio, raccolti nel programma di Natale Insieme.

Natale Insieme 2018
Natale Insieme 2018 – Arbus, Dicembre 2018 – Gennaio 2019

Presentazione del libro di Davide Piras

Il 28 Ottobre 2018, alle ore 17, nella sala consiliare di Arbus in via Pietro Leo, sarà presentato il libro Totu pagat Pabedha di Davide Piras. Dopo i saluti del sindaco Antonello Ecca e dell’assessore alla cultura Michele Schirru, interverrà il relatore Francesco Atzori.
Seguiranno gli interventi di Antonio Usai nipote del protagonista, Mario Puddu esperto in lingua sarda, Raimondo Virdis parroco della chiesa di Santa Barbara in Gonnosfanadiga, Antonello Piras autore della prefazione e infine Davide Piras l’autore. Coordinerà la serata William Collu.

15 Ottobre 2019 – L’intervista dell’autore comparsa su La Gazzetta del Medio Campidano

Davide Piras e il suo romanzo “Totu pagat Pabedha”

di Gianni Vacca

________________________

Quali sono le motivazioni che lo hanno spinto a narrare le vicende del bandito Pabedha, un personaggio fortemente presente nell’ immaginario collettivo degli arburesi e per certi versi ancora piuttosto misterioso?

Lei ha utilizzato il sostantivo “personaggio” e l’aggettivo “misterioso”, centrando appieno il problema principale che vi è attorno alla figura del bandito Pabedha: è un “personaggio misterioso”. L’idea di scrivere un libro su di lui nacque dalla sensibilità e umanità del prof. Mariano Concas che, nella seconda metà degli anni novanta, chiese a mio padre una collaborazione per la stesura di un libro, con l’intento di andare oltre la maschera del bandito per guardare negli occhi l’uomo Raimondo Atzeni. Prof. Mariano non voleva porre in risalto il personaggio Pabedha, ma un essere umano realmente esistito, citato perfino da Giuseppe Tommasi nel suo volume “Brigata Sassari-Note di Guerra” del 1924, dove il futuro Pabedha viene descritto come un eroe del primo terribile conflitto bellico mondiale; un arburese insignito di medaglia al valore, distintosi in battaglia. Il Tommasi scrive: “…con la lotta corpo a corpo, in cui fra i più belli e i più forti fu il caporal maggiore Atzeni Raimondo di Arbus”. Quindi, molto probabilmente, “nel mezzo del cammin” della vita di Raimondo Atzeni doveva essere accaduto qualcosa. Qual è stata la sua “selva oscura”? Il Prof. Mariano era interessato a questo aspetto. Senza voler in alcun modo giustificare le azioni criminose del bandito, voleva riappropriarlo di quell’umanità surclassata dal “personaggio misterioso”. Da più di novant’anni ad Arbus si nomina Pabedha, ma pochi ricordano che si chiamasse Raimondo Atzeni.  Di quell’ipotetico libro non fu scritta neppure una parola, rinviando sempre il progetto a data da destinarsi e, purtroppo, prof. Mariano è venuto a mancare nel 2008. Nel 2013 mio padre scrisse degli articoli riguardanti alcuni personaggi arburesi; uno lo dedicò a Pabedha e fu molto apprezzato. A quel punto intervenni io, proponendomi non per scrivere una “fredda” biografia storica, irrealizzabile per via delle scarse fonti giunte fino a noi, ma per la stesura di un vero e proprio romanzo storico, che va letto tenendo ben presenti tutti gli elementi che compongono questo sottogenere di romanzo, affinché nessun lettore possa poi dire: “La storia di Pabedha in questo libro è sbagliata, perché diversa da quella che ho sentito io.” Sono stato spinto dalla passione per la scrittura e dal desiderio di dar corpo al progetto di prof. Mariano Concas, alla quale dedico il romanzo.

Una piccola curiosità: perché quell’”h” nel nomignolo Pabedha?

Questa “h” ha incuriosito molti, poiché si pensa che il nomignolo vada scritto con la doppia “d”. Questo sarebbe vero se si trattasse di un termine italiano, ma la grammatica italiana non è applicabile a quella sarda, proprio perché si tratta di due differenti lingue, come insegna il Prof. Mario Pudhu, esperto in lingua sarda, intervenuto alla presentazione del mio romanzo. Tutti i termini in sardo presenti in esso sono scritti secondo la grammatica del professore, autore di una imponente opera culturale, la “Grammatica de sa limba sarda” che ha scritto con passione e con rigore scientifico. In riferimento alla “h”, è logico affermare che a ogni fonema nel parlato, corrisponda un grafema nello scritto. Il diagramma “dh” distingue, in tutto il sardo, il suono cacuminale, ossia quello che si articola poggiando la parte anteriore della lingua alla volta del palato, diversamente dal suono dentale, che si articola quando la lingua vien fatta passare fra i denti, che va invece rappresentato nella scrittura con la doppia “d”. Il prof. Pudhu ribadisce che si debba scrivere in sardo con criterio preciso, altrimenti ognuno scrive come gli pare, ma rappresentando erroneamente nello scritto ciò che la lingua non dice.

Quali sono state le difficoltà incontrate e quanto tempo è durata la ricerca storica sul personaggio?
L’unica reale difficoltà, se così può essere definita, è dovuta proprio al fatto che Pabedha, come detto in precedenza, sia un “personaggio misterioso”. Le fonti storiche riguardanti la sua vita sono a dir poco scarse. Oltre alla già citata nota di Giuseppe Tommasi, noi conosciamo la sua data di nascita, il 27 aprile del 1880; sappiamo chi fosse la sua famiglia: il padre Celestino, la madre Severa Vacca, le sorelle Rosa, Anna e il fratello Luiso; conosciamo i suoi spostamenti in guerra, perché sappiamo i movimenti della Brigata Sassari di cui faceva parte; l’arresto avvenuto il 5 dicembre 1928, dopo circa tre anni di latitanza; la Grazia ottenuta nel 1969 dal presidente della Repubblica Giuseppe Saragat e sappiamo la data del suo decesso, il 18 settembre di quello stesso anno. A questo punto, però, la situazione si complica. Del bandito Pabedha possiamo leggere alcuni articoli dell’Unione Sarda dell’epoca, che tuttavia non sono attendibili per ciò che concerne soprattutto l’aspetto umano. Questi ponevano in risalto l’abilità degli uomini dell’Arma ed esaltavano spudoratamente la grandezza dello Stato fascista, capace di mettere facilmente all’angolo i banditi come Pabedha e di consegnare alla giustizia i criminali descritti come “bestie”, codardi privi di una qualsiasi umanità e immeritevoli di alcun rispetto. Leggendoli oggi ci si rende immediatamente conto di quanto il tutto fosse forzato e non rispecchiasse una cronaca effettiva degli avvenimenti narrati. Abbiamo poi le innumerevoli tradizioni orali, spesso contrastanti fra loro, fortemente soggettive. La più importante e diretta è certamente quella che proviene dalle labbra di Anna Atzeni e che ha tramandato al nipote, Antonio Usai, che ha condiviso generosamente con me i racconti della nonna. La ricerca storica è quindi stata relativamente breve e io ho dovuto fare delle scelte in ambito narrativo per decidere cosa includere o scartare nel mio romanzo, affinché l’intreccio risultasse di mio gradimento, con l’utilizzo della prolessi nel prologo e dell’analessi (flashback per gli amanti del cinema) per quasi l’intera vicenda di Raimondo Atzeni, narrata da nonna Anna ad un Antonio bambino, nel 1961, trentatré anni dopo l’arresto di Pabedha.

Che messaggio ha voluto mandare ai lettori con questa sua prima opera?

Come si è già certamente compreso, il mio romanzo ha una finalità ben diversa e moralmente più elevata di quella puramente storica. Non è solamente una versione plausibilissima dei fatti, ma intende dare voce all’anima dell’uomo Raimondo e vuol mettere in risalto la sua lotta interiore col bandito Pabedha, un essere nato nelle trincee della “Grande” Guerra; in quella orrenda carneficina che distrugge la psiche umana, dove nella lotta corpo a corpo occorreva uccidere per non essere uccisi. Eccola la sua selva oscura! Dante l’inferno lo ha allegoricamente descritto con delle immagini; Raimondo Atzeni lo ha vissuto. Quel Pabedha nato lì ha mostrato il suo volto quando ha subito un torto inconcepibile: gli fu revocata la pensione per non essersi unito, da ex eroe di guerra, ai fasci di combattimento. Pabedha non dovrà essere sconfitto dallo Stato, ma da Raimondo Atzeni stesso, che dovrà trovare la via interiore per uscire da quella selva oscura, grazie anche all’amicizia con Predi Lampis. Il detto “Totu pagat Pabedha” anticipa il titolo del mio romanzo di almeno novant’anni. È da più di novant’anni che gli arburesi lo ripetono nel loro quotidiano. Ma in quali circostanze? Ogniqualvolta che tutti noi ci sentiamo ingiustamente accusati di un qualcosa, sia questa futile o importante e soprattutto riteniamo di essere sempre noi gli imputati! Oppure lo utilizziamo in difesa di terzi che riteniamo essere sempre puntualmente accusati, anche quando sono innocenti fino a prova contraria. All’interno di questo detto, quando lo stiamo citando, anche inconsapevolmente stiamo in parte difendendo la memoria di Pabedha. Con questo vogliamo in qualche modo affermare quanto non fosse giusto che a pagare fosse sempre lui. Vorrei che il libro fosse letto con gli occhi del coordinatore alla presentazione del libro, il bravissimo William Collu e con quelli del Prof. Franco Atzori, che ha esposto un’analisi oculata e precisa. Entrambi, nei loro differenti ruoli, hanno colto appieno il significato artistico e letterario del mio romanzo e spero che tutti possano comprenderlo. Ciò che maggiormente auspico, è che con questo libro si possa riconsegnare alla memoria collettiva non semplicemente il “personaggio Pabedha”, ma un essere umano: Raimondo Atzeni, che ha realmente vissuto ad Arbus in quegli anni descritti da mio padre nella prefazione del libro, un breve ma intenso saggio che fotografa in modo quasi poetico la vita che si conduceva ad Arbus in quei decenni. Vorrei che tutti i lettori andassero oltre la maschera del bandito per guardare negli occhi l’uomo Raimondo Atzeni, così come fece il Sig. Mariano Concas. Così come lui avrebbe voluto.

Fonte: https://www.lagazzettadelmediocampidano.it/davide-piras-e-il-suo-romanzo-totu-pagat-pabedha/